Un capannone della fiera gremito da 1500 studenti... e non si sente volare una mosca. Sembra un'immagine surreale della scuola italiana, eppure è quello che è successo oggi a Morbegno. Mario Calabresi, Manlio Milani e Benedetta Tobagi (in ordine di apparizione) assieme al giornalista del Corriere Giangiacomo Schiavi hanno tenuto il pubblico inchiodato per due ore, nella rievocazione di un periodo chiave per leggere e comprendere la nostra storia recente e l'Italia attuale, quello degli anni Settanta, in cui stragi e terrorismo hanno rischiato di mettere in ginocchio il paese.

... e un vecchio, un vecchio operaio, Manlio Milani, che non è noto al grande pubblico per il fatto di portare un cognome (e dietro a questo una vicenda personale) "pesante". Ma non meno pesante è il peso dell'anonimato delle stragi, con le loro vittime comuni. Vittime del terrorismo furono infatti persone "simbolo", le stragi invece colpirono nel mucchio, la morte fu indiscriminata, le persone divennero solo numeri: "strage di Piazza della Loggia, 8 morti; stazione di Bologna, 85".
E' per questo che è essenziale ritrovare la memoria. Calabresi non a caso ha scelto di non parlare della propria vicenda personale, ma di quella del medico Luigi Marangoni come emblematica della strategia perversa del terrorismo. Ed ha posto l'accento sul fatto che per guardare al futuro (che è la cosa più saggia da fare oggi in Italia) è necessario aver messo a posto il proprio passato, facendo chiarezza. Fino a pochi anni fa le vittime del terrorismo sono state considerate qualcosa di scomodo, poi come ha notato Schiavi qualcosa è cambiato. E' importante, come ha detto Milani, "dare un senso alla storia". Per troppo tempo c'è stata una sorta di "rimozione" di questo periodo buio, ma i traumi rimossi, come ha notato il sindaco di Morbegno, ad un certo punto della vita affiorano e bisogna fare i conti con loro.
In Italia è difficile fare storia senza che vi sia una lettura ideologica: siamo ancora ancorati ad una lettura politica del Risorgimento e della Resistenza, figuriamoci gli Settanta! Ma come Calabresi, Milani e Tobagi hanno saputo recuperare la memoria per spingere la notte più in là, penso che l'Italia e gli italiani debbano elaborare questo lutto collettivo per consegnare definitivamente gli anni di piombo alla storia e guardare al futuro.